Certificati e informazioni per IVG

Certificati e informazioni per IVG

– Quale legge italiana regola l’IVG?

L’interruzione di gravidanza è prevista in Italia dalla Legge 194 del 1978 che ne stabilisce modi e condizioni di accesso. E’ possibile sottoporsi ad IVG entro 12 settimane più cinque giorni di gravidanza, dopo aver ottenuto un certificato che attesti lo stato della donna e la sua intenzione di procedere all’interruzione volontaria. Va sottolineato che, per legge, dal giorno in cui viene rilasciato il certificato al giorno dell’interruzione, devono trascorrere 7 giorni, settimana durante la quale la donna ha il diritto di ripensarci, diritto che può comunque esercitare fino ad un attimo prima dell’interruzione.

– A chi rivolgersi e quali documenti occorrono?

L’interruzione avviene in ospedale e per accedervi occorre essere in possesso di un certificato, il quale viene redatto dal proprio medico curante o da un qualsiasi medico non obiettore di coscienza (meglio se ginecologo in quanto può valutare se la gravidanza è in utero e se è in  evoluzione). Oltre al certificato, occorre essere in possesso della tessera sanitaria e di un documento valido di riconoscimento.

– Per le straniere che non hanno l’assistenza sanitaria e che non fanno parte della Comunità Europea, come fare per sottoporsi gratuitamente ad un’IVG?

Occorre rivolgersi ai consultori pubblici o agli ospedali per ottenere l’STP (straniero temporaneamente presente), un tesserino che dà diritto all’assistenza sanitaria per un periodo di tempo limitato in caso di cure ospedaliere urgenti.

Per le straniere appartenenti alla Comunità Europea, invece, se non hanno certificata l’assistenza sanitaria del paese di origine, la devono richiedere presso il Consolato o l’Ambasciata.

Vi è comunque anche la possibilità di pagare l’intervento.

– Quali sono i metodi utilizzati per l’IVG?

I metodi utilizzati sono l’intervento chirurgico e l’aborto farmacologico.

– In cosa consiste l’intervento chirurgico?

L’interruzione tramite intervento chirurgico può essere eseguita entro il 90° giorno dall’inizio dell’ultima mestruazione e consiste nell’aspirazione dell’embrione e del sacco gestazionale dalla cavità uterina. Solo in caso di necessità, potrebbe essere eseguita anche una revisione della cavità uterina. L’intervento può svolgersi in anestesia locale o generale e richiede 10/15 minuti con un ricovero di massimo 8/10 ore in day hospital. Prima dell’intervento, in caso di anestesia generale, verranno eseguiti degli esami del sangue, un elettrocardiogramma e una visita con l’anestesista.

E’ molto raro che possano verificarsi infezioni gravi o danni all’utero che possano rappresentare un rischio sulla fertilità futura o complicanze durante le future gravidanze.

– Cosa può succedere dopo un’IVG con intervento chirurgico?

In seguito all’intervento si possono verificare i seguenti disturbi:

  • Perdite di sangue
  • Dolori addominali
  • Talvolta qualche linea di febbre

– In cosa consiste, invece, l’aborto farmacologico?

L’aborto farmacologico consiste nell’assunzione, entro il 49° giorno dall’inizio dell’ultima mestruazione, di Mifepristone, un ormone steroideo prodotto sotto forma di pillola che inibisce lo sviluppo embrionale causandone il distacco. La pillola prende il nome di RU-486. Come per qualsiasi farmaco, occorre accertarsi che non vi siano condizioni di salute particolari che ne sconsiglino l’utilizzo. Occorre poi somministrare un secondo farmaco dopo 48 ore dal primo. Si tratta di un ovulo vaginale, facente parte della famiglia delle prostaglandine, il quale agisce provocando contrazioni uterine e l’inizio di una perdita di sangue simile ad una mestruazione abbondante che può continuare per circa 10 giorni. Talvolta il dolore durante l’aborto può essere intenso e diminuisce dopo l’espulsione del materiale abortivo.

La percentuale di efficacia dell’associazione mifepristone+ prostaglandine è del 95%. Solo nel restante 5% dei casi, la donna verrà sottoposta anche ad un raschiamento della cavità uterina.

Alcuni ospedali richiedono per l’aborto farmacologico un ricovero di 3 giorni. Altri permettono alla donna, sotto la propria responsabilità, di firmare la cartella ed uscire dall’ospedale per poi rientrare per la somministrazione dell’ovulo. La dimissione avviene dopo che con un’ecografia viene accertato che la gravidanza si è interrotta.

– Cosa può succedere dopo un’interruzione con la pillola RU-486?

Gli effetti collaterali e indesiderati possono essere i seguenti: crampi dolorosi per i quali si può assumere un antidolorifico, mal di testa, nausea, vomito, diarrea, stato di debolezza con abbassamento della pressione arteriosa. E’ possibile un rialzo della temperatura fino ai 38° dopo la somministrazione dell’ovulo vaginale, ma se la febbre compare dopo 24 ore è bene tornare in ospedale per un controllo. Vi è inoltre motivo di recarsi nuovamente in ospedale nel caso in cui sia necessario cambiare 4 assorbenti esterni maxi nel giro di due ore.

– Dopo essersi sottoposti all’interruzione, quali accorgimenti occorre rispettare?

Sia per l’aborto chirurgico che per quello farmacologico, per tutto il periodo delle perdite di sangue, è di estrema importanza rispettare i punti sotto elencati per evitare qualsiasi veicolo di infezione, che costituisce l’unico rischio a cui si può andare incontro:

  • Non fare bagni in immersione
  • Fare solo docce tiepide, evitando l’acqua calda.
  • Non usare assorbenti interni, ma solo pannolini esterni.
  • Non fare lavande vaginali, ma lavarsi solo esternamente.
  • Non avere prematuramente rapporti sessuali (aspettare almeno 20 gg), tenendo conto dello stato di salute e della possibilità di una nuova immediata gravidanza.

– Dopo l’intervento è bene sottoporsi ad una visita di controllo?

Sì, è molto importante una visita dopo circa 15-20 giorni.

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